Uno strano peso nel bacino: storia di una giovane mamma e di un fastidioso cistocele
Ilaria ha 32 anni è una bella e giovane neo-mamma, venuta in visita da me per la prima volta con la sua bimba e suo marito.
Ilaria era molto preoccupata: la sua ginecologa le aveva detto che in seguito al parto presentava un cistocele (prolasso della vescica) di II grado.
La dr.ssa le ha spiegato che può accadere durante il parto e che con la fisioterapia potrà tenerlo sotto controllo. Anche perché se Ilaria desiderasse un altro bambino/a, non avrebbe senso operarsi.
Ilaria aveva mille domande che le frullavano nella testa……………..
Potrò sollevare pesi? Potrò tenere in braccio la bambina?
Come farò con la casa? E la mia vita di coppia sarà intaccata? E che cosa accadrà tra qualche mese quando tornerò a lavoro e dovrò viaggiare spesso?
Le ho chiesto di respirare, piano piano tutto sarebbe andato a posto come le tessere di un puzzle.
Le ho spiegato la definizione di prolasso ovvero la discesa, nel suo caso della vescica, di un organo che si trova nella pelvi. Può avvenire in seguito a sollecitazioni meccaniche (come il parto) o ad indebolimenti strutturali associati a carenze ormonali che possono sopraggiungere, ad esempio, dopo la menopausa.
Anche l’età e l’obesità incidono sulla comparsa del prolasso, in particolar modo sembra esserci una correlazione con la sindrome metabolica (sindrome caratterizzata da grasso addominale in eccesso, ipertensione arteriosa, alterata glicemia plasmatica a digiuno o insulino-resistenza e dislipidemia).
Anche la familiarità può predisporre sia all’incontinenza urinaria che al prolasso, così come il fatto di appartenere alla razza bianca renderebbe più suscettibili a determinate problematiche.
A seconda della gravità, si possono distinguere prolassi di I grado (quando l’organo prolassato, pur spostato verso il basso, è ancora all’interno del canale vaginale), di II grado (quando affiora alla rima vulvare senza tuttavia uscirne), di III grado (quando sporge al di fuori di essa) di IV grado quando è totalmente al di fuori.
Durante la visita ho spiegato ad Ilaria che la muscolatura del suo pavimento pelvico era molto debole e che avrebbe dovuto avere accorgimenti quando sollevava pesi, starnutiva o tossiva (ovvero ad ogni variazione di pressione intra-addominale). Le ho mostrato cosa si vedeva provando a trattenere l’urina, e il fatto che non avrebbe dovuto coinvolgere altri muscoli durante la contrazione. Anche durante il test della tosse il suo addome invece di rientrare, protrudeva, e il suo pavimento pelvico si apriva invece di chiudersi (guarding reflex).
Finita la visita le ho detto di tenere un diario minzionale per tre giorni, per sincerarmi che non perdesse urina e per capire al meglio la sua gestione dei liquidi.
Abbiamo iniziato un percorso durato tre mesi durante i quali la voglia di abbandonare tutto è stata molto forte. Inizialmente Ilaria faceva fatica ad isolare i muscoli del pavimento pelvico, gli addominali erano un lontano ricordo e le sembrava che il prolasso peggiorasse ogni giorno di più.
Ancora una volta le ho detto di stare tranquilla, di lavorare seriamente tre volte al giorno e di non ossessionarsi nella pulizia della casa.
Dopo un mese di assoluta fatica dettato dai ritmi della bimba e da un nuovo equilibrio familiare, Ilaria ha fatto un grande cambiamento ed ha imparato a gestire il suo prolasso con gli esercizi per il pavimento pelvico e con quelli di core stability.
Il controllo con la sua dr.ssa ginecologa è andato bene, che le ha prescritto anche un pessario per gestire al meglio le lunghe giornate che dovrà trascorrere in piedi.
Il pessario è un dispositivo sanitario, solitamente fatto in gomma o silicone, a forma di anello o cubo. Viene introdotto dal ginecologo o dalla donna stessa all’interno della vagina, per effettuare un sostegno dove non sia più presente. Non risolve il prolasso, non lo guarisce, ma permette di riposizionarlo temporaneamente.
Questo dispositivo aiuterà Ilaria a non peggiorare, insieme al supporto degli esercizi e finalmente potrà tenere in braccio serenamente la sua bambina.
Storia di una grande mamma…. una mamma del Deb-Lab!
Dr.ssa Deborah Luzzi, Fondatrice, Titolare e Fisioterapista del Deb-Lab